Il 2018 verrà ricordato dagli appassionati di animazione giapponese come l’anno in cui Netflix prese il potere anche di questa (enorme) nicchia di mercato. Tantissime sono infatti le produzioni finanziate, co-finanziate o ospitate (vedi Evangelion) sulla piattaforma che ha trovato negli anime un’altra strada per far soldi. Quanto alla produzione nipponica, anche quest’anno è mancato il botto o, meglio, il “nuovo” botto, visto che la terza stagione di Attack On Titan è stata pienamente soddisfacente, anche se è stata troncata proprio sul più bello. Non sono però nati nuovi fenomeni, nè serie capaci di farsi ricordare a lungo. Anche i film cinematografici, come Mirai e Penguin Highway sono stati interessanti, sì, ma non i capolavori che forse sarebbe stato lecito aspettarsi, specie nel primo caso, visto che si trattava di un film di Mamoru Hosoda, che non sbaglia mai un colpo. Ecco quindi le sette serie che sarebbe il caso di recuperare in fretta, prima che inizi un nuovo anno animato…

Violet Evergarden

Tratto dall’omonima serie di light novel scritta da Kana Akatsuki e illustrata da Akiko Takase, Violet Evergarden è indubbiamente uno degli anime di punta di questa stagione, vuoi per la sua strabiliante realizzazione tecnica, di molte spanne superiore a quella di qualsiasi altra serie animata vista negli ultimi anni, vuoi per per il fatto di essere distribuito in simulcast su Netflix, che però per una volta non ha reso disponibile la serie per il binge watching ma ha preferito una più canonica distribuzione settimanale delle puntate. Qui la nostra recensione.

Come dopo la Pioggia

Tratto dal manga scritto e disegnato da Jun Mayuzuki, la cui serializzazione sul Monthly Big Comic Spirits di Shogakukan è iniziata nel giugno del 2014, Come dopo la pioggia è una ventata di rinfrescante novità nell’asfittico panorama dei Seinen nipponici. Ricordate Maison Ikkoku (qui c’è un nostro speciale al riguardo)? Beh, Come dopo la pioggia, fatte le debite proporzioni, gli assomiglia parecchio: identica è la capacità di descrivere e raccontare tanti personaggi diversi, simile il modo di proporre una storia d’amore in cui c’è differenza di età e di esperienze tra i due protagonisti (e in questo caso il gap è davvero ampio, finalmente un adulto con prole è protagonista di un anime e non personaggio secondario!), uguale l’eccelsa qualità dei valori produttivi e degli elementi di contorno, a cominciare dalle sigle di apertura e chiusura. Qui la nostra recensione.

Devilman Crybaby

Una serie isterica, disturbante, cattiva che riesce a catturare appieno lo spirito dell’opera originale, declinandolo con un linguaggio più moderno e accattivante. Puntata dopo puntata si assiste impietriti a scene orgiastiche, masturbazioni maschili e femminili, smembramenti assortiti, festini a base di droga, sangue versato a ettolitri da demoni mostruosi e deformi, che fanno a contrappunto a (poche) scene familiari e scolastiche che potrebbero essere prese da uno slice of life di buona fattura. Il tratto elementare e la regia schizofrenica di Masaaki Yuasa sono difficili da digerire all’inizio ma assolutamente funzionali alla riuscita del progetto. Qui la nostra recensione.

Megalo-Box

Nato come celebrazione per i 50 anni di Rocky Joe (che anno il 1968 per l’animazione: apparvero per la prima volta quello e L’Uomo Tigre), Megalo-box è probabilmente la miglior serie originale tra le tante immesse sul mercato giapponese nella stagione primaverile. In Megalo-Box, che inizia come un classico “spokon” sportivo ma che nel corso degli episodi si evolve in qualcosa di più complesso e affascinante, non c’è un vero e proprio protagonista principale: certo, Junk Dog fa da collante a tutti gli episodi ed è l’”eroe” di turno, ma la fantastica sceneggiatura riesce a caratterizzare in poco tempo (la serie è autoconclusiva e dura appena 13 episodi) una miriade di personaggi che sono minori, sì, ma solo sulla carta. Qui la nostra recensione.

Lupin III

La cosa incredibile di questo personaggio è che, dopo 40 anni, è ancora fresco e attuale come se fosse stato ideato ieri dalla penna di Monkey Punch. Stavolta il nostro eroe va in Francia, si cambia ancora giacca e si immerge nella modernità, tra smartphone, social e una serie con una trama portante assolutamente strepitosa. L’ultima puntata è una delle migliori in assoluto della storia di Lupin e c’è un colpo di scena che…WOW!

A Place Further Than the Universe

Quattro ragazze che vogliono uscire dalla propria comfort zone, ognuna per motivi diversi e l’Antartide. Ecco gli ingredienti di una serie che inizia in un modo che più tradizionale non si può, ma che episodio dopo episodio diventa un manifesto d’indipendenza femminile. E’ tempo di mettersi in viaggio verso Occidente, avrebbe detto Joyce…

Hinamatsuri

La serie scema dell’anno, ma nemmeno troppo. Anzi, in alcuni episodi proprio per nulla. Lei, aliena, viene “adottata” da un malavitoso molto soft: tutt’attorno una dozzina di personaggi folli e fuori di testa (ragazzine barman, killer aliene che vivono tra gli emarginati e imparano il valore del lavoro e del denaro) costruiscono una serie memorabile e divertentissima.

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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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